Tako

Il tavolino Tako incarna la versatilità multifunzionale degli arredi contemporanei, un elemento essenziale e ospitale che contribuisce a rendere la casa uno spazio agilmente riconfigurabile in base alle esigenze del momento. Progettato negli anni ’70 dall’architetta e designer Cini Boeri, Tako “non è un mobile, ma un piano da usare”, seguendo l’approccio etico di un design in cui gli oggetti devono incoraggiare l’autonomia ed essere flessibili “per vivere il più felicemente possibile”. Quattro gambe tubolari in acciaio cromato sostengono un ampio piano — disponibile in due dimensioni — che, nel pensiero dell’architetta milanese, è una naturale prosecuzione del pavimento di casa per accompagnare i piccoli riti domestici che le sono tanto cari. Tako diventa così un pratico piano d’appoggio per oggetti di uso quotidiano e un prolungamento del divano per rilassare i piedi. L’altezza ridotta del tavolino, che traduce le riflessioni di Cini Boeri sulle pratiche di convivialità orientali, stimola la conversazione e la socialità sottolineando la sua visione della casa come spazio agilmente riconfigurabile a seconda delle esigenze dell’abitante. Oggi Tako viene rieditato da Tacchini nella versione originale con piano in legno laccato bianco su quattro cilindri in acciaio cromato e in una nuova finitura con piano in marmo ceppo cremo — una pietra storica dell’architettura milanese, utilizzata nelle facciate di molti palazzi — abbinato alle gambe originali in acciaio cromato.

Designer: Cini BoeriAnno: 2025
Dimensioni

Cod. 0TKOTB160
L 160 P 120 H 28 cm

Cod. 0TKOTB190
L 190 P 160 H 28 cm

Materiali e finiture
Finiture base:

T23
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Cini Boeri

Maria Cristina Mariani Dameno, poi nota come Cini Boeri, nasce il 19 giugno 1924 a Milano, città con cui manterrà per tutta la vita un forte legame, in particolar modo con Piazza Sant’Ambrogio, dove abiterà e aprirà il suo studio professionale. Durante la guerra sfolla a Gignese, sul Lago Maggiore; diventa staffetta partigiana e conosce Renato Boeri, allora studente di medicina e comandante della Brigata Stefanoni. Renato diventerà suo marito e il padre dei suoi tre figli, Sandro, Stefano e Tito. Dopo la laurea in architettura al Politecnico di Milano, nel 1951, svolge un breve apprendistato nello studio di Gio Ponti, che le insegna un certo “ordine mentale e fisico” ma anche “la sua arte e la sua poesia”. Segue un lungo periodo nello studio di Marco Zanuso, uno dei più grandi architetti e designer italiani del dopoguerra. Nel 1963, dopo 11 anni nello studio di Zanuso, Cini apre con coraggio il suo studio, e avvia la sua attività indipendente, occupandosi di architettura privata, pubblica, allestimenti e di disegno industriale, progettando sempre a partire dalle esigenze fisiche e psicologiche dell’individuo, per incoraggiarne l’autonomia, nello spazio e nelle relazioni. Riconosce all’architettura la grande responsabilità di poter contribuire al miglioramento delle qualità della vita, portando gioia e aiutando il cliente a prendere consapevolezza delle proprie necessità: “La gioia è insita nell’atto del progettare, nel proporre il nuovo e nel crearlo con responsabilità e passione. L’impegno corrisponde a un’etica morale e intellettuale, che dovrebbe sempre accompagnare il nostro lavoro, in tutti i suoi aspetti.” Dalla fine degli anni Sessanta, Cini sperimenta con l’industria e i materiali – poliuretano espanso, plastica, vetro, legno, argento, acciaio – alla ricerca di forme funzionali e inedite per smitizzare gli archetipi del design. Nel 1979 vince il Compasso d’Oro ADI per gli imbottiti Strips. Nel 1986 partecipa alla XVII Triennale di Milano con l’allestimento Il progetto domestico, dove propone una pianta di una casa per giovani coppie, con spazi condivisi ma anche spazi dove coltivare la propria autonomia, perché Cini vede nella vita di coppia “l’incontro tra due autonomie distinte, che anziché annullarsi di reciprocamente, alimentano nell’incontro la propria diversità”. Cini Boeri ha progettato in Italia e all’estero abitazioni allestimenti museali uffici, negozi una costante attenzione alla funzionalità degli spazi e ai rapporti psicologici tra l’uomo e l’ambiente. Nel 2008 vince il Good Design Award di Chicago, nel 2011 vince il Compasso d’Oro ADI alla Carriera ed è nominata Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. 
Nel 2022 la poltrona Ghost in vetro curvato, disegnata per FIAM con Tomu Katayanagi, vince il Compasso d’Oro ADI alla Carriera.