Pi-Dou
Pi-Dou è la riedizione dell’omonimo vaso realizzato dal ceramista fiorentino Alvino Bagni, che lo disegnò poco dopo aver visitato il Centre Pompidou, alla fine degli anni Settanta. Il vaso è formato da due elementi che s’intrecciano, liberamente ispirati ai tubi che caratterizzano la facciata del celebre museo parigino. Un oggetto dall’estetica sofisticata e moderna, reso ancora più futuristico dalle finiture metalliche.
Cod. OPIDL
L-Shape
L 25 P 8 H 30 cm
Cod. OPIDS
S-Shape
L 30 P 8 H 26 cm
Alvino Bagni
Alvino Bagni nasce in una frazione di Lastra a Signa nel 1919 e fin da ragazzo comincia ad interessarsi al mondo della ceramica, all’epoca lavorazione molto diffusa nel territorio di Signa, Lastra a Signa e Montelupo (Fi). Grazie anche agli insegnamenti di un vecchio artista, Torello Santini, inizia a lavorare nella bottega della Manifattura ceramica di Arnaldo Pugi a Ponte a Signa. Finita la guerra sarà proprio il Pugi ad aiutarlo ad aprire il suo primo laboratorio finanziandolo. È con 3500 piattini con la scritta “i like Ike” (fatti per la campagna elettorale di Dwight D. Eisenhower che nel 1953 diventerà il 34° presidente degli U.S.A) che comincia la storia delle Ceramiche Bagni. Alvino prenderà con se molti membri della famiglia, prima e più importante sarà sua moglie Gina che lo accompagnerà per tutta la sua vita lavorativa. Il biennio 50, 60 sarà fondamentale per la ditta Bagni che riesce ad instaurare collaborazioni privilegiate con alcuni importanti personaggi del design e dell’imprenditoria americana come Raymor (N.Y) e Rosenthal per i quali crea oggetti estremamente moderni per quell’epoca. Nel 1970 la ditta si trasferisce in una fabbrica più grande e moderna, cosa che permetterà all’attività di riprendere con nuovo e forte vigore. Qui Alvino si circonda di collaboratori ed artisti di estrema bravura come E. Borgini, M. Mannori, R. Buti, M. Santonocito, e molti altri con i quali riesce ad ottenere un perfetto equilibrio tra materia, tecnica ed estetica. Nel 1980 la fabbrica arriva ad avere più di 100 dipendenti e diventa sinonimo di manifattura artistica di alta qualità, famosa per i suoi prodotti ricercati, con tecniche nuove e sperimentali. Con il cambiamento del mondo del lavoro, globalizzato e aperto a nuovi concorrenti, arrivano i problemi e la ditta, legata ancora ad un modo “artigianale” di lavorare non riesce a reggere un eccessivo abbattimento dei costi… nonostante i suoi sforzi per salvare i suoi dipendenti e la sua fabbrica e nel 1990 chiude definitivamente. Si dovrà aspettare il 93 per rivederlo in pista con l’avventura di Nuove Forme da cui si ritirerà, dopo 8 anni per motivi di salute. Alvino muore nel 2009 a 90 anni, la sua esperienza lavorativa è stato un cammino di estremo interesse fatto di modestia, tecnica, passione e creatività.