Tobia Scarpa per Tacchini: Pigreco 1959/2021
“Dopo tanti anni la guardo e [..] a me, personalmente, non cambia nulla. A mio parere non sento il bisogno di esprimere se ci sia un “migliore” o un “peggiore”, per me è sempre la stessa sedia” — Tobia Scarpa
Fotografie: Andrea Ferrari, Silvia Rivoltella
Tag: Storie, Interviste
“Cosa fa un pittore? Dipinge!”
Tacchini presenta quest’anno la riedizione di Pigreco, proposta dal brand in nuove finiture e materiali per meglio inserirsi nel contesto della casa contemporanea.
Pigreco nasce dalla volontà di comunicare un senso di spazio. Il triangolo è un elemento dinamico ma riportato sulla gamba interna della sedia avrebbe causato incertezza e squilibrio nella seduta. Per questo Tobia Scarpa ha deciso di correre un rischio, di realizzare qualcosa mai fatto prima: le due gambe posteriori della sedia diventano sorelle, appoggiate a un angolo del triangolo per garantire stabilità alla seduta, dritte ed essenziali per aumentare la forza della piccola separazione che intercorre tra loro. Diventano gli elementi portanti dello schienale per costruire l’andare e venire della struttura stessa in un ragionamento all’apparenza complicato, ma facilmente realizzabile a livello inconscio dall’essere umano.
Pigreco è un insuperabile pezzo di design d’autore perché nasce da un pensiero, non solo dalla necessità di raggiungere un obiettivo. È una sedia iconica che trasmette una sensazione di leggerezza in cui niente è rivelato e tutto è implicito attraverso una serie di giochi che rivelano l’eleganza del rapporto nascosto dietro linee semplici e durevoli, all’avanguardia oggi come più di sessant’anni fa. Disegnata nel 1959 come progetto per la tesi di laurea, Pigreco anticipa l’estetica moderna e ricercata di uno dei più grandi architetti e designer italiani dell’ultimo secolo; l’esclusiva riedizione curata da Tacchini conta solo 200 pezzi numerati, realizzati in noce canaletto con rivestimento del sedile in uno speciale tessuto, che riportano la firma del grande architetto.
Le esigenze tecniche costruttive hanno portato Scarpa a ideare una seduta canonicamente composta da quattro gambe, due delle quali molto vicine, così da garantirne la solidità rimanendo tuttavia fedele al concetto che l’aveva inizialmente ispirato: la forma triangolare.