Tacchini Dress Code
Maria Gabriella Zecca è un po’ come quelle sorelle scomode, a cui non si può fare a meno di volere bene: anche quando ti dice che hai sbagliato. Fin dagli anni ’80 coordina l’immagine e l’estetica di moltissime storie di design, e da circa dieci anni lo fa anche per Tacchini, instaurando un rapporto di grande complicità, rispetto e professionalità. Maria Gabriella anticipa il soffio dell’abitare ai progetti di design: li veste, li colora, li contestualizza, sceglie gli accostamenti con altri oggetti e luoghi dell’abitare.
Una conversazione con Maria Gabriella Zecca
Come si svolge il tuo lavoro? (M.G.Z.) — Io osservo il progetto in tutte le sue fasi, quando è ancora poco più di un disegno tecnico, poi un prototipo, poi infine oggetto. Non sono un tecnico, dell’iter creativo e produttivo ne colgo piuttosto l’estetica: e cerco di interpretarne le possibili declinazioni per aree di gusto, immaginando il colore o il tessuto più giusto per il tipo di futuro abitante che comprerà quell’elemento di arredo. La stessa cosa capita quando penso a degli spazi collettivi, e il progetto deve essere immaginato in un hotel internazionale o nelle lounge di un aeroporto.
Interprete come traduttore? (M.G.Z.) — Esatto. Ogni paese ha le sue peculiarità, oltre a essere geograficamente unico. Ancor di più quando parliamo di categorie sociali, e entriamo nel campo dei comportamenti e dei condizionamenti culturali. Banalmente, difficilmente vesto di lana un divano destinato al mercato arabo, così come non userei colori acidi e fluo per contestualizzarlo in un resort di un paese del nord del mondo. Il mio ruolo è interpretare al meglio le sue potenzialità in quel luogo.
E il campionario come un vocabolario, quindi? (M.G.Z.) — Sì. Il prodotto imbottito è per il 90% tessile, poi c’è magari del metallo, del legno, degli inserti in resine o pelle. Però la parte più importante è il vestito: quindi il campionario è uno strumento prezioso e importante, progettato in ogni sua parte, a seconda di quale sia l’area di interesse che si vuole toccare. E non c’è sovrapposizione con il designer: è piuttosto un lavoro molto intenso e sinergico con l’azienda, fatto di ricerca, gusto e sintonia. E con Tacchini ce n’è molta.